Beato Gabriele Maria Allegra – frate minore, sacerdote
S. Giovanni La Punta - Catania, 26 dicembre 1907 - Hong Kong - Cina, 26 gennaio 1976
Nacque a San Giovanni La Punta, in provincia di Catania, un paesino alle falde dell’Etna, il 26 dicembre 1907, da Rosario Allegra e Giovanna Guglielmino.
Primo di otto figli (quattro maschi e quattro femmine), fra Gabriele al battesimo fu chiamato Giovanni; un nome di cui andrà fiero perché, dirà lui stesso, Giovanni fu il discepolo amato da Gesù, colui che penetrò i segreti del Verbo Incarnato e anche perché, a Giovanni, Gesù sul Calvario affidò la sua Madre.
Dei genitori di fra Gabriele si può dire quanto affermava il fratello: nati poveri, vissero poveri, morirono poveri, ma ricchi di meriti e di virtù. La famiglia Allegra, devotissima della Madonna, era custode del piccolo Santuario della Ravanusa: a questo luogo sono legati diversi momenti importanti della vita di fra Gabriele. Parlando dei genitori egli diceva: Ringrazio sempre il buon Gesù che mi ha dato dei genitori così cristiani e lo prego affinché la nostra casa sia come quella di Lazzaro, di Marta e di Maria a Betania, dove Gesù trovava immancabilmente dei cuori amici.
Compì gli studi ginnasiali nel Collegio Serafico di Acireale e il noviziato a Bronte; proseguì gli studi filosofici e teologici presso il collegio S. Antonio a Roma, dove venne ordinato sacerdote il 20 luglio 1930.
Nel settembre successivo lasciò l’Italia e si imbarcò a Brindisi per la Cina: aveva 24 anni. Non partiva per l’Estremo Oriente solo con il generico obiettivo di evangelizzare o catechizzare, meno che mai di esportare la cultura e la teologia europea; lo accompagnava piuttosto la precisa intenzione di tradurre la Bibbia in cinese.
Appena arrivato in quella terra iniziò lo studio della difficilissima lingua locale, con tale interesse e passione che a 4 mesi circa dall’arrivo era già capace di esercitare il suo apostolato in mezzo al popolo: confessava, battezzava e cominciava a predicare in cinese. Giungerà a possedere la lingua cinese, sia nella forma letteraria che in quella popolare, riuscendo ad essere, tra gli stessi cinesi, maestro tra i maestri. Verso la fine del 1932 venne nominato rettore del Seminario Minore di Heng Yang.
Fra Gabriele si autodefiniva un apostolo della Parola e tale egli è, nel senso profondo e completo del termine, secondo il pensiero a lui tanto caro di cooperatore della verità. La sua figura va vista nella duplice luce di sacerdote di Dio, divorato dallo zelo per le anime e di ricercatore appassionato ed entusiasta della verità. Era solito chiedere al Signore quattro cose: la sapienza, la santità, l’apostolato e il martirio. Fra Gabriele nella sua vita ha davvero incarnato l’ideale del vero Frate minore come lo ha descritto san Bonaventura: dotto, umile, pio e travolgente di zelo.
Con un buon bagaglio culturale (conosceva e parlava l’inglese, il francese, lo spagnolo, il tedesco; e tra le lingue bibliche il greco, il siriaco e l’aramaico), iniziò da solo la versione della Sacra Scrittura nei primi anni di esperienza missionaria. Nel 1941 la prima stesura poteva dirsi compiuta. Ma fra Gabriele non voleva certo assumersi tutta la responsabilità di una traduzione dai testi originali: era necessaria la collaborazione di altri. Nacque così lo Studio Biblico Francescano che rimase a Pechino fino al 1945. Fra Gabriele amava chiamare questo periodo dello studio a Pechino il "Rivotorto e la Porziuncola" della sua vita: per la semplicità, le difficoltà, la povertà, che rendevano il lavoro spesso estenuante. Il provvidenziale sfratto costrinse fra Gabriele a trasferire lo studio a Hong Kong.
Il 2 agosto s1946 uscì il primo volume dei Salmi, cui faranno seguito altri 11 volumi per complessive 10.000 pagine, corredate di un commentario ricchissimo ed aggiornato e di note critiche di grande valore scientifico.
La traduzione della Bibbia dai testi originali in lingua cinese comportò indubbiamente grandi sacrifici: basti pensare alla necessità di creare vocaboli nuovi, per esprimere concetti fino ad allora sconosciuti alla lingua e alla mentalità cinese. Il merito del nostro Beato è veramente grande: con la sua traduzione egli non ha scritto una Teologia cinese, ma ha messo i Cinesi in condizione di scrivere una loro Teologia. Ha consentito, cioè, di interpretare il testo della Rivelazione secondo le categorie esperienziali e culturali locali.
Fra Gabriele, con il suo lavoro, ha permesso l’accesso diretto ai testi della Rivelazione, secondo la tipicità cinese, per scoprirvi aspetti culturali e istituzionali differenti da quelli consolidati nell’Occidente europeo. Il suo grande merito è stato quello di aver anticipato profeticamente un orientamento che emergerà soltanto dopo il Concilio Vaticano II.
Per farci un’idea di ciò che significa l’opera di padre Allegra nella Cina di oggi, basta citare quanto hanno affermato alcune grandi personalità. Mons. Yupin, Arcivescovo di Nanchino, in occasione della pubblicazione dell’ultimo volume, affermava: «La traduzione della Bibbia è l’opera più grande compiuta in Cina dalla Chiesa Cattolica. La storia della Cina, d’ora innanzi, si potrà dividere in due periodi: prima e dopo la versione della Bibbia fatta dai Francescani».
Il dott. Chang Tzu, Direttore della Biblioteca Nazionale di Taipeh, non è stato da meno: «Tutti giustamente ammirano quanto i monaci Buddisti hanno fatto in Cina per l’introduzione e la versione dei loro libri sacri; ma quanto hanno fatto i Francescani per la versione della Bibbia, specialmente con il Commentario, è di gran lunga superiore».
Le testimonianze di stima più alte sono giunte dai Romani Pontefici: dall’incoraggiamento di Pio XI, alla lettera paterna e piena di delicata comprensione di Pio XII, alla parola benedicente di Giovanni XXIII: «L’attività dello studio biblico di Hong Kong, di cui è stato ed è animatore padre Gabriele Allegra, è uno degli aspetti più validi nell’apostolato odierno della Chiesa nell’Estremo Oriente».
Il Pontificio Ateneo Antonianum di Roma, a nome dell’Ordine dei Frati Minori, il 21 novembre 1955, conferiva a fra Gabriele Allegra la Laurea in Teologia ad honorem. Alla versione della Bibbia, che rimane l’opera fondamentale, hanno fatto seguito, come necessario complemento, l’edizione popolare prima dei Vangeli, in oltre 60.000 copie, esaurite in brevissimo tempo – poi del Nuovo Testamento, quindi di tutta la Bibbia in un solo volume. Come opera di divulgazione, egli ha pubblicato una originale antologia biblica, dal titoloDzil Buon Annunzio del Regno di Diodz, il Dizionario Biblico a carattere scientifico ed una rivista biblica di indole pastorale ed apologetica.
Partendo dal comune interesse per la Sacra Scrittura, fra Gabriele, con spirito veramente conciliare ed evangelico, rivolse la sua attenzione ai fratelli separati, intraprendendo con loro un dialogo intenso e costruttivo ai fini ecumenici. In questo campo dette vita ai "seminari biblici", o conferenze di studio, con rappresentanti delle varie denominazioni protestanti d’Europa, d’America e di Asia. Organizzava settimane bibliche a Formosa, in Giappone e a Hong Kong. Predicava i ritiri spirituali ai seminaristi anglicani. Coltivava anche altri interessi: in particolare l’arte e la musica.
Tradusse in italiano alcuni sonetti di autori cinesi, scrisse le sue memorie autobiografiche e, ciò che stupisce, compose un commento teologico sulla Divina Commedia, un lavoro ritenuto di particolare interesse dal centro di studi danteschi di Ravenna. Fra Gabriele, tuttavia, non è solo un uomo di studio. Egli è innanzi tutto un Frate Minore, umile, dal cuore grande, aperto ad ogni miseria fisica e morale, alla quale si accostava con particolare tenerezza. Le anime da lui dirette che hanno riacquistato la fede o la speranza non si contano in ogni parte del mondo. Approfittava di ogni occasione per parlare con parola semplice, come voleva san Francesco. Parlava agli umili e ai dotti, ma soprattutto la sua paternità spirituale si riversava sui lebbrosi verso i quali nutriva un amore particolare. Approfittava dei giorni festivi o di riposo per andarli a trovare e stare giornate intere con loro. Nella sua vita non si notano manifestazioni spirituali eclatanti. La sua santità è stata straordinariamente ordinaria, tenuta accuratamente nascosta. Esternamente faceva cose ordinarie come tutti gli altri, ma le faceva in un modo straordinario. Esercitò le virtù teologali e cardinali in modo eroico. Si legge nel "Decreto Pontificio sulle virtù": «osservò con somma fedeltà la Regola Francescana e i voti».
Un posto del tutto privilegiato nella sua vita era riservato alla Vergine Santa: verso di Lei nutriva un amore filiale, tenero e affettuoso. La pregava sempre: sotto la sua protezione aveva posto lo Studio Biblico. Con Lei dialogava confidenzialmente. Quando tornava in Sicilia, il suo primo pensiero era quello di andare al piccolo santuario della Ravanusa e lì intrattenersi in preghiera.
Amò e servì la Chiesa con generosità e perseveranza. Compiva le sue pratiche di pietà con naturalezza e tanta umiltà. Difficilmente parlava di sé, né gradiva che altri lo elogiassero. Non faceva senza il merito dell’obbedienza. Una nota che lo caratterizzava era la semplicità francescana, che si qualifica come trasparenza, linearità e impegno in ciò che si compie, per riportarlo a Dio. A chi gli chiedeva quali fossero i mezzi per favorire l’unione con Dio, fra Gabriele ne elencava due: la preghiera e la scienza come ricerca. Fedele alla tradizione francescana, seppe unire queste due colonne portanti della vocazione, che hanno realmente sorretto la sua vita con Dio e il suo lavoro.
Fra Gabriele Allegra è morto a Hong Kong il 26 gennaio 1976. Nel 1986 il suo corpo fu trasferito ad Acireale, nella chiesa francescana di san Biagio, diventata mèta di tanti pellegrinaggi.
Avviato, subito dopo la morte, il lungo iter previsto per giungere agli onori degli altari, il processo si è concluso il 23 aprile 2002, quando Giovanni Paolo II ha riconosciuto il miracolo e firmato il decreto che apre le porte alla sua beatificazione.
Il 29 settembre 2012, nella cattedrale di Acireale (Sicilia) è stato beatificato dal Card. Amato, Prefetto delle "Cause dei Santi", per volontà di Papa Benedetto XVI.
Un’altra stella di sacerdote santo si è accesa nel firmamento della Chiesa, una nuova lampada da "mettere sul candelabro" affinché faccia luce a quelli che sono in casa e fuori casa.
Guardiamo fra Gabriele non soltanto come il santo cui rivolgersi per implorare grazie, ma come un fratello, un modello di vita cui poterci ispirare per rivedere i nostri comportamenti, in nostri rapporti con Dio e con gli uomini, i nostri interessi culturali; chiediamo a lui come vivere la fedeltà, la ricerca della verità, la carità, il distacco dalle cose e tutte le altre virtù cristiane.